Per aprire un negozio di ottica, la prima cosa da considerare è l’investimento iniziale. Da non sottovalutare, dato che supera i 100.000 euro con facilità, per una superficie di circa 100 metri quadrati.
Di questa cifra circa la metà riguarda l’arredo del negozio, mentre il resto riguarda le attrezzature, in particolar modo i sistemi antifurto e antitaccheggio, e il magazzino di base.
La cifra ovviamente può salire, ma difficilmente scendere, mentre i margini si attestano su livelli discretamente elevati, per la precisione tra il 30 ed il 45 per cento medio, considerando quelli più alti sugli articoli di profilo medio o basso e più contenuti sugli articoli di maggior sofisticatezza.
Il diploma di ottico è il documento fondamentale di cui bisogna essere in possesso. Tale diploma deve essere regolarmente registrato presso la ASL del comune di competenza, e non può essere utilizzato per esercitare la professione in altri punti vendita.
Un evenienza che ha avuto una discreta frequenza ma che negli ultimi anni viene cassata severamente dal punto di vista disciplinare oltre che da quello legale.
Il diploma di ottico non equivale ad una laurea in medicina oculistica, ma può essere una buona idea quella di associare alla prima attività anche la seconda, per creare un’offerta di servizio più vasta e di maggiore impatto e sinergia. Sono naturalmente da tenere in considerazione per questa seconda attività le questioni burocratiche e legali completamente diverse e che possono portare ad un forte aumento dei costi, per cui la cosa va valutata con attenzione.
L’assortimento degli articoli in vendita necessita di una grande attenzione, in special modo per quello che riguarda i rapporti con i fornitori delle marche più diffuse, i quali, come è risaputo, impongono spesso di fatto al negoziante un assortimento obbligatorio, che influisce in modo importante sulle spese di riassortimento.
La professione, come si nota, non è scevra da problemi. Per questo motivo è consigliabile, quantomeno per la prima esperienza, rivolgersi ad uno dei vari gruppi che offrono soluzioni in franchising. In questo caso, oltre ai costi finora discussi occorre aggiungere al calcolo una fee d’ingresso che normalmente si aggira intorno ai 12.000 – 15.000 euro, oltre ad una percentuale per le royalties intorno al sei per cento del fatturato netto.
Sempre nel caso del franchising sono abitualmente a carico del gruppo sia il business plan che la promozione iniziale oltre che il materiale pubblicitario e di vetrina.
In compenso, avere alle spalle un gruppo già piazzato sul mercato consente di togliersi dagli impicci di tutte le incombenze che di solito gravano sulle spalle dell’investitore privato, quali lo studio della concorrenza, ad esempio, e offrono per contro la possibilità di usufruire della visibilità e notorietà di marchi già affermati sul mercato, oltre che delle relative soluzioni di vendita, gia sperimentate e disponibili per l’attuazione immediata.
Un lavoro non particolarmente pesante, quantomeno dal punto di vista fisico, che segua l’abituale ritmo della vita di negozio, ma che nondimeno richiede serietà professionale e servizi erogati con qualità e competenza.