Aprire intimo femminile

Il pianeta donna è imprevedibile, ma alcune regole sono fisse: una di queste riguarda proprio l’abbigliamento intimo. Dal classico al sexy, dallo spiritoso al giovanile, nessuna donna rinuncerà ad una scelta di intimo del tutto personale.

Per questo, aprendo un negozio di intimo femminile, si può essere ragionevolmente certi di una discreta possibilità di margine.

Gli adempimenti indispensabili non sono certo più complessi che per qualsiasi altra attività simile: con una dichiarazione di inizio attività, una partita IVA e il nulla osta della ASL è pressoché esaurita la necessaria trafila. E’ comunque sempre meglio rivolgersi al comune di competenza per informarsi presso fonte certa di tutte le incombenze locali, che spesso variano fortemente da un comune all’altro.

Per un negozio di questo genere la superficie di vendita, grazie al ridotto ingombro della merce, non deve necessariamente essere estesissima. Considerando un paio di vetrine di medie dimensioni, uno spazio per la vendita, uno o due camerini per le prove e qualche metro quadro di avanzo per un minimo di magazzino, una buona base di partenza può essere identificabile in una superficie di circa 60 – 65 metri quadri.

Per quanto riguarda la location, oltre a determinare la quantità di passaggio, è importante dal punto di vista della concorrenza dalla quale è ovviamente indispensabile differenziarsi. Un’analisi minima quindi di questo aspetto è qualcosa da portare a termine prima di decidere il tipo di merce in vendita.

Fondamentalmente le tipologie merceologiche di un negozio di intimo femminile sono tre: quella classica, raffinata ma dedicata all’intimo di uso comune, quella dedicata esclusivamente all’intimo di classe e sexy, e la terza, costituita da una commistione delle prime due.

Ovviamente è quest’ultima la più indicata, in quanto offre la possibilità di soddisfare il maggior numero di clienti.

Quello che in un negozio di intimo femminile però non deve mai mancare è… una donna dietro al bancone. La cosa ovviamente non esclude la presenza maschile ma soltanto una donna potrà dare quella fiducia necessaria alle clienti e, in caso di clientela maschile, la necessaria complicità ma soprattutto l’indispensabile supporto alla vendita.

Quindi, qualora la gestione dell’esercizio non possa contare su un componente del gruppo famigliare, è necessario prevedere almeno un’addetta alla vendita. Questo, naturalmente, implicherà un aumento dei costi fissi e degli adempimenti necessari da tenere assolutamente in considerazione.

Per concludere, parliamo dell’arredamento. Dovrà essere sufficientemente raffinato ma senza debordare in condizioni di extralusso, da un lato per non intimidire la clientela di fascia bassa, e dall’altro per garantire comunque quelle condizioni ambientali consone agli articoli in vendita. Tuttavia, considerata la ridotta metratura richiesta dall’esercizio, la spesa per realizzare un ambiente adatto e confortevole sarà comunque contenuta.